Aumentare la pensione con i contributi volontari, non sempre conviene si rischia di perdere i soldi

L’importo della pensione si può aumentare versando i contributi volontari INPS, ma prima di farlo è importante valutare la propria situazione contributiva.

I contributi volontari INPS permettono di raggiungere i requisiti per accedere alla pensione, rappresentano un’opportunità per ottenere l’assegno mensile. Oppure, integrare la propria pensione, accrescendo il montante contributivo e ricevere un assegno più alto.

Contributi volontari e pensione
Aumentare la pensione con i contributi volontari, non sempre conviene si rischia di perdere i soldi

Possono versare i contributi volontari i lavoratori che hanno cessato o interrotto l’attività lavorativa, per perfezionare i requisiti che permettono di accedere alla pensione di vecchiaia. Nel 2024 possono accedere alla pensione di vecchiaia i lavoratori che hanno maturato un’età di 67 anni e almeno venti anni di contributi.

Aumentare la pensione con i contributi volontari: non sempre è possibile

L’INPS per concedere l’autorizzazione al pagamento dei contributi volontari chiede che l’assicurato abbia versato almeno cinque anni di contributi (260 settimane), o almeno tre anni negli ultimi cinque prima della presentazione della domanda. Pertanto, non tutti possono versare i contributi volontari. Un’altra criticità è rappresentata dall’importo dei contributi volontari, che in alcuni casi è poco sostenibile economicamente.

Aumentare la pensione con i contributi volontari
Aumentare la pensione con i contributi volontari: non sempre è possibile (nettunocittà.it)

Per capire se effettivamente conviene versare la contribuzione volontaria, bisogna verificare le modalità di calcolo. La base imponibile a cui si applicano le aliquote INPS, è suddivisa in base alle categorie di attività lavorativa. Nello specifico, per i lavoratori dipendenti l’importo del contributo è calcolato sulla base delle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria, collocate nell’anno precedente la data di presentazione della domanda. Invece, per i lavoratori autonomi l’importo del contributo è versato mensilmente ed è determinato in base alla media dei redditi denunciati ai fini IRPEF negli ultimi 36 mesi di contribuzione prima della data della domanda.

Infine, per i coltivatori diretti, il calcolo è determinato sulla media dei redditi degli ultimi tre anni di lavoro, e non può essere inferiore a quello previsto per i lavoratori dipendenti. Per le aliquote da applicare alla base imponibile, ogni anno l’INPS pubblica una circolare con le nuove aliquote e l’aggiornamento ISTAT.

Conviene versare la contribuzione volontaria?

Rispondere a questa domanda non è semplice, in quanto ogni caso è valutato in base all’anzianità contributiva, lo stato economico, eccetera. In linea di massima si può definire che versare i contributi volontari è utile per raggiungere i requisiti minimi per la pensione. Ad esempio se un lavoratore ha avuto una carriera discontinua e ha raggiunto un’anzianità contributiva di 19 anni, non può accedere alla pensione di vecchiaia perché servono 20 anni di contributi. Ma, se il lavoratore versa i dodici mesi mancanti con contribuzione volontaria, può ottenere la pensione.

La contribuzione volontaria, può essere considerata meno conveniente rispetto ad altre soluzioni, anche considerando che se mancano molti anni al raggiungimento del requisito contributivo, l’importo da versare potrebbe essere troppo oneroso. C’è da considerare anche che non tutti possono accedere alla contribuzione volontaria, e anche che non hanno lo stesso valore della contribuzione effettiva, per effetto delle aliquote INPS da applicare.

Prima di procedere alla richiesta della contribuzione volontaria è consigliato rivolgersi a un patronato o direttamente all’INPS per verificare l’effettiva convenienza ad attivare i contributi volontari.

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